San Rufino: il santo e la chiesa
In molti pensano che la Basilica di San Francesco sia anche la cattedrale di Assisi, in realtà non è così: la chiesa madre è situata nel polo opposto e più antico della città ed è dedicata a San Rufino, primo vescovo di Assisi e patrono. Due sono le fonti che tramandano la vita di Rufino: un sermone (XXXVI, Miracula Beati Rufini Martyris), databile tra il 1052 e il 1060 e scritto da San Pier Damiani, e la trecentesca Passio Sancti Rufini. La storia di Rufino inizia in Oriente, precisamente in Turchia. Dalla sua terra d’origine approda in Italia, assieme a suo figlio, per proseguire l’opera di evangelizzazione durante il periodo delle persecuzioni del III secolo contro i cristiani. Ad Assisi, Rufino porta le parole del cristianesimo e qui arriva a dare la propria vita per Cristo l’11 agosto del 238. La sua cattura, tortura e uccisione avviene per volere del proconsole romano della città, Aspasio. Messo un pesante sasso al collo di Rufino, viene gettato nel fiume Chiascio. Il corpo del santo, una volta recuperato, è sepolto nell’area del ritrovamento. Successivamente, tra l’VIII e il IX secolo, le spoglie mortali di Rufino vengono traslate in una piccola chiesa a lui dedicata ricordata come “parva basilica”.
La chiesa
Rufino, predecessore di Francesco, ha portato in città la fede cristiana e fondato la Chiesa di Assisi. Proprio per questo motivo è a lui intitolata la chiesa più importante, la cattedrale. La vita del santo, dunque, si lega fortemente alla storia della città e a questo edificio, ricostruito per volere del vescovo Ugone nei primi decenni dell’XI secolo. Dunque, nel 1140, il progetto di una chiesa più grande viene affidato al maestro Giovanni da Gubbio, come ci tramanda una lapide murata in un ambiente adiacente alla sagrestia. A causa di lotte politiche nate per il dominio imperiale e seguite da scontri interni, il cantiere della cattedrale di Assisi prosegue per più di un secolo. San Francesco (1182-1226), infatti, non vedrà la chiesa completata, consacrata solo nel 1253 da Papa Innocenzo IV. Dall’antichissima testimonianza di Rufino la fede giunge fino a Francesco, che predicò diverse volte nella piazza antistante la chiesa in costruzione, divenendo testimone a sua volta. Qui San Francesco viene ascoltato da Chiara, che sceglie di seguirlo.
Un capolavoro dell’arte romanica in Umbria
La facciata di San Rufino
La cattedrale di San Rufino viene ornata da una facciata che rappresenta uno degli esempi più significativi del romanico umbro, un capolavoro confrontabile con la coeva facciata del duomo di Spoleto. La parete è divisa in tre ampi spazi orizzontali e tre verticali, segnati dalle alte lesene. Il livello più basso è ripartito a sua volta in riquadri e scandito da tre portali decorati, uno grande centrale e due laterali di dimensioni inferiori, sormontati da una lunetta con una coppia di animali (due uccelli a destra e due leoni a sinistra) che si abbeverano alla fonte. L’ingresso centrale è custodito dalle sculture di un leone che sta divorando un uomo e di un grifo che ha fra gli artigli la sua preda. Il portale è riccamente decorato con motivi geometrici, con intrecci e con tralci popolati da animali reali e fantastici, fiori e frutti. La lunetta presenta al centro un clipeo che racchiude la figura di Cristo Re in trono tra il sole e la luna, a sinistra la Vergine Maria che allatta il Bambino e a destra San Rufino, vestito da vescovo. Una loggetta segna la separazione con la zona mediana della facciata, nella quale spiccano tre rosoni. Quello centrale è il più grande ed è accompagnano dal tetramorfo, i simboli dei quattro evangelisti. Il rosone viene sorretto da tre figure maschili, chiamati telamoni, sul dorso di tre animali. Aguzzando la vista si può notare che anche il rosone di sinistra è decorato da sculture: al centro vi è San Michele Arcangelo che trafigge il drago e ai lati del cerchio due figure sostengono il rosone.
I simboli nella facciata di San Rufino
È da notare la ricorrenza frequente e simbolica del numero tre nella facciata della chiesa di San Rufino:
- 3 livelli orizzontali e 3 spazi verticali
- 3 portali
- 3 lunette
- 3 rosoni
- 3 telamoni
Il tre, simbolo della Trinità e numero perfetto, non è l’unica simbologia presente nella facciata della cattedrale di Assisi. I dettagli sono moltissimi e le numerose sculture, da ammirare e da scoprire di persona, hanno un valore simbolico, singolo e unitario, e non sono un mero decorativismo fine a se stesso. Il messaggio veicolato tramite la scultura romanica era facilmente leggibile per il cristiano di Assisi del XII-XIII secolo. Con il tempo, però, questo significato si è perso ed è possibile proporre solo delle interpretazioni. Vi si leggono lo scontro tra il male e il bene, la scelta della concordia civile e il rifiuto della violenza, l’incarnazione del Verbo e il Giudizio finale. Gli studiosi ritengono, inoltre, che il messaggio tradotto in pietra si riferisca agli eventi storici e politici vissuti dalla città in quegli anni. Gli autori di questo importante apparato figurativo sono sconosciuti. Le opere scultoree sono state attribuite all’officina di Rodolfo e Binello, attivi anche a Bevagna.
L’interno e il “tiro alla fune”
Lo spazio interno della cattedrale di San Rufino ha un aspetto tardo-rinascimentale, poiché tra il 1571 e il 1585 è stato completamente rinnovato dal perugino Galeazzo Alessi, il quale ha lavorato anche alla Basilica di Santa Maria degli Angeli e a Palazzo della Corgna. La pianta è divisa in tre navate, l’abside ospita un pregevole coro ligneo del 1520 completamente intagliato dal maestro Giovanni di Piergiacomo da san Severino. Giacomo Giorgetti (1603-1679), pittore assisano, nel 1663 si dedica alla decorazione della Cappella del Sacramento, uno scrigno dello stile barocco nel cuore di Assisi. Secondo la tradizione, il fonte battesimale è lo stesso utilizzato per il battesimo di San Francesco e Santa Chiara, immortalati e ricordati in due sculture ottocentesche di Giovanni e Amalia Dupré.
Nel sermone di San Pier Damiani viene ricordato un curioso evento che narra della contesa sul luogo di sepoltura del corpo di San Rufino. Tale disputa ha visto contrapporsi il vescovo Ugone, che voleva spostare la salma nella chiesa di XXX, e il popolo di Assisi. La tradizione vuole che sia stata indetta una gara di “tiro alla fune” con la cassa funebre del santo, vinta dagli uomini del popolo. Da allora le sue spoglie sono custodite nella cattedrale di San Rufino.