Adorazione dei Magi

Galleria Nazionale dell’Umbria

Dai capolavori del Perugino in Galleria Nazionale dell’Umbria: L’Adorazione dei Magi

L’Adorazione dei Magi è un quadro molto importante di Pietro Vannucci, perché è ricordato da Vasari come una delle prime opere che il Perugino dipinge a Perugia. Proprio grazie a lui, sappiamo che il divin pittore si trova in città il 21 luglio 1475, occasione in cui riceve 5 fiorini dal Comune per eseguire delle pitture a Palazzo dei Priori. La testimonianza vasariana e il documento di pagamento ci offrono dati utili per la collocazione temporale del dipinto; la conferma arriva dal confronto con un affresco realizzato a Deruta sempre dal Perugino tra 1475 e 1478. Il volto di uno dei due Santi raffigurati, San Rocco, è infatti simile a quello del re mago Baldassarre della tavola perugina.

La tavola a olio, una delle prime opere di questo tipo in Umbria, venne collocata a Perugia nella chiesa di Santa Maria dei Servi in Colle Landone, il quartiere dove risiedeva la famiglia Baglioni che al tempo deteneva il controllo sulla città e che commissionò il quadro a Perugino. Oggi è conservata presso la Galleria Nazionale dell’Umbria, in una sala dedicata alle opere di Pietro Vannucci.

adorazione dei magi

 

 

Adorazione dei Magi: analisi dell’opera

I Magi, riccamente abbigliati, occupano con il loro seguito la sinistra della composizione; a destra vediamo la capanna con la Sacra Famiglia: la Vergine, vestita di rosso e con un manto blu, sorregge Gesù che benedice i Magi, mentre Giuseppe osserva e medita. Il bue e l’asino appaiono placidi da dietro uno steccato che chiude la scena in primo piano; sullo sfondo si apre uno scenario fluviale in cui le rocce artificiose sono punteggiate di delicati alberi. L’albero in secondo piano è una chiara memoria della pittura di Piero della Francesca e fa parte di un paesaggio di chiara influenza leonardesca.

Il linguaggio usato dal pittore nel quadro risente ancora dell’impostazione tardogotica, già evidente nell’Adorazione dei Magi di Benedetto Bonfigli: anche lì i re che recano doni al Bambino Gesù sono accompagnati da un corteo; il gruppo termina il suo viaggio di fronte alla capanna, una struttura muraria coperta da un tetto a capriate (strutture portanti con travi disposti in composizione triangolare).

Al contempo, Perugino porta nella sua città d’adozione i modi appresi a Firenze nella bottega del Verrocchio. È utile quindi un confronto con lo stesso soggetto dipinto da Botticelli (altro allievo del Verrocchio) intorno al 1475 e oggi conservato alle Gallerie degli Uffizi.

 

Le Adorazioni del Perugino e di Botticelli a confronto

Nelle due opere è possibile riconoscere diversi punti di contatto. Così come Sandro Botticelli si autoritrae nel suo affresco, lo stesso fa Pietro Vannucci nella tavola perugina: è identificabile nell’uomo a sinistra con copricapo rosso e abito nero che volge lo sguardo verso l’osservatore. Entrambi gli artisti scelgono di rappresentare nei Magi le tre età dell’uomo.
Inoltre, così come nella tavola di Botticelli si riconoscono nei re tre esponenti della famiglia de’ Medici (Cosimo, Piero il Gottoso e Giovanni), nell’olio peruginesco i Magi hanno le sembianze di personaggi illustri: il committente dell’opera, Braccio Baglioni, in piedi mentre rivolge lo sguardo severo verso il secondo Mago; il figlio Grifone, posto più a sinistra, in basso; Malatesta di Pandolfo, il terzo re inginocchiato. Il verde e il rosso, che tingono le vesti dei tre personaggi, sono i colori della casata Baglioni.

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