Il Perugino, divin pittore (Pietro Vannucci)

Dettaglio di un edificio antico con mattoni a vista. Apposta al muro c’è una targa di marmo con un’iscrizione in latino, che spiega che quella è la casa natale dell’artista Pietro Vannucci detto Perugino. Al di sopra della scritta, un bassorilievo con al centro il ritratto del pittore scolpito in un tondo.

Biografia de “il meglio maestro d’Italia”

Pietro Vannucci, detto il Perugino, nasce a Castel della Pieve (oggi Città della Pieve). Non sappiamo con precisione in quale giorno e anno, ma alcuni scritti di Giorgio Vasari collocano la morte del Perugino tra febbraio e marzo 1523, quando l’artista aveva 78 anni. Di conseguenza, la sua nascita potrebbe collocarsi tra il 1445 e il 1446. La famiglia Vannucci all’epoca era una delle più importanti e benestanti di Città della Pieve e il padre del Perugino, Cristoforo di Pietro di Giovanni, ricopre la carica pubblica di Priore nel 1459. Il cognome deriva dal nome del bisnonno dell’artista, Giovanni, nome solitamente abbreviato in Vanni o Vannuccio; da qui la dicitura definitiva Vannucci.

Pietro Vannucci è definito il meglio maestro d’Italia in una lettera scritta nel 1500 da Agostino Chigi (banchiere dei papi e grande mecenate di quel tempo), mentre il padre di Raffaello, il pittore Giovanni Santi, lo chiama divin pittore in alcuni suoi versi. Il soprannome Perugino, con cui è più comunemente conosciuto, gli viene assegnato fuori dall’Umbria, sua regione d’origine. Infatti, nel Libro Rosso della Compagnia di San Luca di Firenze (confraternita che riunisce gli artisti che lavorano a Firenze in quegli anni), l’artista è registrato come Pietro da Cristofano da Perugia. Questo perché, superati i confini regionali, Perugia era molto più conosciuta rispetto a Città della Pieve.

La formazione artistica tra Città della Pieve e Firenze

È probabile che la formazione artistica del Perugino sia iniziata a circa 20 anni nel suo borgo natìo, nella bottega dei figli del pittore senese Niccolò di Bonifazi. Sappiamo per certo che, intorno al 1460, il Perugino affianca come apprendista Piero della Francesca ad Arezzo; forse lo segue anche a Sansepolcro, Urbino e Perugia.

Nel 1470 arriva a Firenze e frequenta una delle botteghe cittadine più famose all’epoca, quella di Andrea del Verrocchio. Nell’ambiente fiorentino moltissimi giovani artisti studiano per perfezionare la loro tecnica; proprio qui il Perugino entra in contatto con Leonardo, Botticelli, Lorenzo di Credi, Ghirlandaio e Filippo Lippi.

Nel 1472 il nome del Perugino appare tra quello dei pittori impegnati a lavorare alla Compagnia di San Luca: questa data segna la fine del periodo di apprendistato nella bottega del Verrocchio e l’inizio della sua carriera di artista autonomo.

Mezzo busto di Pietro Vannucci, detto Perugino. L’uomo di mezza età è ritratto in abiti del suo tempo e con le braccia appoggiate su un piano. Di fianco a lui si apre una finestra con un paesaggio di campagna.
Dipinto raffigurante una giovane inginocchiata al centro di una maestosa sala. Davanti a lei, sempre in ginocchio, San Bernardino e altri due frati. Alcune persone vestite con abiti rinascimentali assistono alla scena. In fondo alla sala, una grande finestra lascia intravedere un paesaggio bucolico, con dolci colline e un ruscello che scorre tra di esse.

Il primo periodo a Perugia

I primi lavori dell’artista che riscuotono successo risalgono agli anni ’70 del Quattrocento e sono stati eseguiti a Perugia, dove ancora oggi sono conservati. Le Storie di San Bernardino sono otto piccole tavole di legno realizzate da più pittori, tutti sotto la direzione del Perugino. L’Adorazione dei Magi è un’opera che gli viene commissionata dai Baglioni, signori della città.

I suoi lavori iniziano a essere particolarmente apprezzati nel contesto perugino, tanto che lo stesso Comune di Perugia gli affida nel 1475 la decorazione della Sala Grande del Palazzo dei Priori. Il lavoro è andato perduto, ma la testimonianza è arrivata fino ai nostri giorni grazie all’annotazione del pagamento in favore di “M. Petri pictoris de Castro Plebis”.

Il periodo romano

Tra il 1478 e il 1479, il Perugino viene chiamato a Roma da Papa Sisto IV con un compito di grande prestigio: decorare l’abside della Cappella della Concatenazione nell’antica Basilica di San Pietro in Vaticano, conosciuta anche come basilica di Costantino. Le opere del Perugino vengono però distrutte nel 1609, quando la vecchia chiesa viene demolita per lasciare spazio alla costruzione dell’edificio attuale.

Lo stile del Perugino è molto apprezzato a Roma, al punto che il Papa lo chiama nuovamente l’anno successivo per decorare la Cappella Sistina appena costruita. L’artista impiega circa due anni per decorare le pareti e probabilmente dirige il lavoro degli altri pittori: Botticelli, Ghirlandaio, Cosimo Rosselli, Pinturicchio, Piero di Cosimo e Luca Signorelli. La scena da lui realizzata è la famosa Consegna delle chiavi, affresco nel quale Perugino inserisce un suo autoritratto.

Tra successo e nuove commissioni

Il successo ottenuto a Roma gli procura molte commissioni, ma anche la cittadinanza onoraria della città di Perugia e l’incarico di eseguire una pala per la Cappella dei Priori all’interno del Palazzo comunale.

Nel 1493 sposa Chiara Fancelli, figlia dell’architetto Luca, che sarà la sua musa ispiratrice per realizzare il volto della Madonna nelle opere sacre degli anni successivi.

Tra i lavori più importanti commissionati all’artista dalla città di Perugia rientra lo Sposalizio della Vergine, realizzato per la Cappella del Sant’Anello nella Cattedrale di San Lorenzo (oggi conservato al Museo delle Belle Arti di Caen, in Francia). Nel 1498, il Perugino affresca la Sala del Collegio del Cambio, sede cittadina della corporazione dei cambiavalute, con il Ciclo delle Virtù.

Nello stesso periodo lavora tra Firenze e Perugia; nella sua bottega, tra i nuovi allievi, accoglie un giovane Raffaello Sanzio. La fama del Perugino arriva fino a Mantova, dove la collezionista Isabella d’Este, marchesa di Mantova, gli commissiona un quadro per il suo studio: La Lotta tra Amore e Castità (1503).

Personificazioni di forza e temperanza sedute su due nuvole. In piedi sotto di loro, sei eroi. Tutti i personaggi sono vestiti in modo sfarzoso; alcuni di loro indossano elmi e impugnano lance. Sullo sfondo un delicato paesaggio rurale.
Affresco in buone condizioni raffigurante la Madonna seduta che tiene in piedi sul suo ginocchio destro il Bambino.

Il ritorno a Perugia e gli ultimi anni

Nel 1504 il Perugino torna a lavorare in Umbria, come testimoniato dall’abbondanza di opere a Città della Pieve, Panicale, Perugia, Spello, Foligno e Trevi. Ecco perché, nella maggior parte dei lavori realizzati in questo periodo, compare il paesaggio umbro. Le dolci colline, gli specchi d’acqua e le tinte tenui raffigurati nelle opere fanno sì che la sua terra d’origine sia conosciuta e apprezzata in tutto il mondo.

Pietro Vannucci muore di peste nel 1523 a Fontignano, vicino Perugia, dove viene sepolto sotto un albero. Nel 1911 i suoi resti vengono ritrovati e trasferiti in un monumento funebre all’interno della Chiesa dell’Annunziata. Qui l’artista stesso aveva affrescato l’Adorazione dei Pastori e ancora oggi si può ammirare una Madonna con Bambino.

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