L’olio extravergine di oliva

l’oro giallo dell’Umbria

Osservando le campagne umbre, è possibile individuare all’istante quale sia uno dei prodotti coltivati che caratterizza maggiormente il territorio: gli olivi, dai quale si ricava l’olio extravergine. L’Umbria è tra le regioni italiane ad aver ottenuto il marchio DOP per la produzione di olio d’oliva.

 

Dagli antichi Etruschi alla denominazione DOP

Già dall’epoca etrusca, la coltivazione degli olivi era un’attività ampiamente praticata, infatti è testimoniata dai numerosi reperti archeologici (tra cui contenitori di olio ma anche resti di vecchi frantoi) risalenti a quel periodo che sono venuti alla luce a seguito degli scavi archeologici effettuati nel territorio. L’olio veniva sia prodotto dagli Etruschi, sia commercializzato. Già dal I secolo a.C. Otricoli, una città in provincia di Terni situata in un’ansa del fiume Tevere, era diventata un vero e proprio porto commerciale: da lì partivano le navi che portavano l’olio a Roma, dove era considerato un prodotto di gran lunga più pregiato rispetto a quello che proveniva dall’area iberica.

L’olio extra vergine di oliva umbro ha ottenuto la denominazione DOP. Per ottenerla, le olive devono essere esclusivamente coltivate in Umbria, così come la trasformazione dell’olio e l’imbottigliamento devono avvenire rispettivamente in un frantoio e in un’azienda locale. Gli olivi si trovano in cinque aree geografiche ben definite: i Colli Amerini, i Colli Assisi-Spoleto, i Colli Martani, i Colli Orvietani e i Colli del Trasimeno. Esistono diverse varietà di olive: Leccino, Frantoio, Moraiolo, San Felice, Rajo e Dolce Agocia. La raccolta avviene con mezzi meccanici o manualmente, in genere entro la fine di dicembre.

inquadratura dall’alto della fase di selezione delle olive. Le olive si trovano al centro di una rete adagiata sul terreno e una persona, sulla sinistra, accovacciata sopra le olive le sta ripulendo dalle foglie che sono state raccolte insieme a esse. Sulla destra invece si intravedono le mani di un’altra persona intenta a togliere le foglie dalle olive raccolte.

 

L’olio extravergine ha un colore che varia dal verde al giallo dorato in base alla provenienza delle olive; ha un odore intenso, un sapore fruttato, con un retrogusto amaro e piccante. Ciò rende questo prodotto molto versatile in cucina. Molti piatti della tradizione umbra sono preparati o conditi con l’olio di oliva, sia a caldo che a freddo. Viene utilizzato principalmente per arrosti, verdure e primi piatti, ma il modo migliore per assaporarlo è con una bruschetta calda, ovvero una fetta di pane abbrustolita con sopra dell’olio e un pizzico di sale. Un piatto semplice, ma che in Umbria rappresenta a pieno le antiche tradizioni territoriali.

inquadratura laterale dall’alto di una tavola dove sono adagiati: sulla sinistra, un canovaccio da cucina a righe blu e bianche. Accanto, più verso il centro del tavolo, un piatto con alcune fette di bruschette condite con olio. Tra il canovaccio e il piatto, è appoggiata una bottiglia di vetro che contiene dell’olio extravergine di oliva. 

 

La richiesta di riconoscimento all’Unesco

L’Umbria è molto legata agli olivi, tanto che alcuni sindaci dei comuni di questa regione hanno richiesto il riconoscimento all’Unesco per gli olivi e il loro prodotto. In Umbria esiste una “fascia olivata”, una zona di oltre 40 chilometri che attraversa in modo continuo sei comuni da Assisi a Spoleto, che copre circa 9000 ettari di terreno e ha quasi 1.500.000 piante. Il risultato di questa cultura agricola millenaria potrebbe quindi ottenere il riconoscimento a Patrimonio Unesco per essere tra le principali aree olivicole della regione, ma anche per le sue caratteristiche rare e uniche.

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