Palazzo dei Consoli – Gubbio

Vista panoramica di Palazzo dei Consoli, incorniciato da rami in primo piano e con i boschi eugubini sullo sfondo.

Il gigante in Piazza Grande

Palazzo dei Consoli, costruito tra il 1332 e il 1349, sorge nella scenica cornice di Piazza Grande. Esso si eleva per un’altezza di oltre 60 metri con la sua caratteristica torre campanaria che ancora oggi funge da richiamo per la città di Gubbio. Infatti, grazie a squadre di maestri campanari che suonano manualmente il famoso “Campanone”, vengono suggestivamente accompagnate le festività civili e religiose più importanti dell’anno.
È possibile accedere al portale d’ingresso del palazzo tramite la meravigliosa scalinata costruita su arco rampante e armoniosamente aperta a ventaglio su Piazza Grande. Il balcone in pietra era il punto più importante per l’organizzazione cittadina. Era proprio da qui, infatti, che si tenevano le arringhe o si promulgavano le ordinanze per il governo della città. 

La facciata

La facciata di Palazzo dei Consoli è scandita da lesene in senso verticale e in tre parti. A impreziosire il primo ordine sono l’insieme scultoreo-architettonico del portale d’ingresso e delle bifore trilobate e traforate entro archi a tutto sesto, opera dell’architetto e scultore Angelo da Orvieto, il cui intervento è attestato da una delle epigrafi poste sopra al portale. Portale che presenta una lunetta affrescata intorno al 1495 in cui sono raffigurati la Madonna con il Bambino tra San Giovanni Battista e Sant’Ubaldo, vescovo e protettore della città. Sull’architrave, posto subito sotto, è scolpito lo stemma della città di Gubbio insieme a quello pontificio e angioino. Il secondo ordine della facciata è costituito da sei finestre a tutto sesto racchiuse in una cornice a dentelli. In alto si trova la caratteristica merlatura, decorata alla base da una bella cornice ad archetti ogivali. La parte posteriore e il lato destro dell’edificio mantengono pressoché le stesse caratteristiche, mentre di grande pregio è il portico panoramico posto sul lato sinistro, che si apre e scende verso la via sottostante. Tale passaggio, mai terminato, è caratterizzato da grandi archi a ogiva tipicamente gotici.

In quel caso verrà ascoltato, ma lo stesso Papa non acconsente al diniego quando nel 1129 si rende vacante la sede vescovile di Gubbio. Ubaldo ne fu vescovo per trentuno anni. 

Gli interni

Internamente Palazzo dei Consoli è altrettanto affascinante, sia per le sue sale, che ospitano il Museo Civico dal 1909, sia per la presenza di una fontana (Fons Arenghi) e di un sistema idrico e di toilettes certamente all’avanguardia per l’epoca. Spettacolare è la sala dell’Arengo, costituita da una grande volta a botte. L’interno, luogo deputato alle adunanze del Grande Consiglio generale del Popolo, conserva un affresco della metà del Trecento. Oggi la sala è contenitore del Lapidarium: una collezione di manufatti attinenti al periodo romano di Gubbio, in gran parte provenienti dalla zona del Teatro Romano situato a valle della città. Vicino alla grande sala è inserita la cappella con l’affresco della “Maestà dei Consoli” e la Madonna in trono.

Le Tavole Iguvine

In questo punto è oggi conservata una delle più importanti testimonianze dell’ antica Ikuvium umbra, le Tavole Iguvine. Si tratta di sette tavole bronzee incise su entrambe le facce e rinvenute nel 1444. Esse, realizzate tra il III e il I secolo a.C., conservano il più lungo testo scritto in lingua umbra. Si tratta della più estesa descrizione di riti religiosi del mondo occidentale antico: sono dettagliatamente descritti riti di purificazione, sacrifici animali in offerta alle divinità, alcune invocazioni, preghiere e norme legislative.

 

La Pinacoteca

Il piano nobile era destinato alle camere, alla cucina e ai numerosi gabinetti, oltre che alla sala per il Consiglio Segreto. È qui che si trova la fontana interna, a testimonianza della presenza di un importante acquedotto pubblico che alimentava la città e le abitazioni private ed evidenza delle elevate competenze in ingegneria idraulica possedute dalle maestranze. Adesso è sede della Pinacoteca.

I dipinti

All’interno della Pinacoteca è possibile ammirare affreschi, dipinti su tavola e tela principalmente di scuola umbra, dal tardo Duecento fino all’Ottocento. Pregevole è la produzione di epoca medievale in cui spiccano le opere del Maestro della Croce di Gubbio e i grandi polittici d’influenza senese.
Tra le grandi tele del XVI e XVII secolo, prevalentemente pale d’altare e gonfaloni, spiccano le opere di Sinibaldo Ibi , Francesco Signorelli, Benedetto e Virgilio Nucci. 

 Altri manufatti

Completano la raccolta del museo la collezione Risorgimentale, costituita da testimonianze che illustrano il contributo dato dalla città di Gubbio al processo di unificazione dello stato italiano, e la collezione Orientale “Vivian Gabriel”, composta prevalentemente da oggetti legati a particolari aspetti della vita religiosa delle popolazioni tibetane, napalesi, indiane e cinesi.
Nella collezione di maioliche arcaiche della Pinacoteca è presente la preziosa produzione rinascimentale a lustro rosso, verde e giallo della bottega di Mastro Giorgio Andreoli, tra i primi a introdurre in Italia la tecnica del “lustro”, che arricchisce la superficie dei manufatti ceramici donandogli effetti iridescenti.
Importante è poi la produzione di ceramica di epoca moderna, testimoniata dalla ricca produzione di Fabbri, Carrocci, Spinaci, Passalboni e Magni. Il percorso termina con i lavori del grande maestro Aldo Ajò, principale interprete della tradizione contemporanea.

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