Oratorio dei Bianchi – Città della Pieve

Il Perugino e il costo del lavoro

Storia dell’Oratorio dei Bianchi

Nel cuore del centro storico di Città della Pieve si trovano la Chiesa e l’Oratorio di Santa Maria dei Bianchi. Si arriva a questo monumento percorrendo la suggestiva via Pietro Vannucci, che parte da Palazzo della Corgna e giunge fino a Porta S. Agostino (detta anche Porta Fiorentina), l’ingresso settentrionale della città.

Secondo antiche testimonianze, l’edificio esisteva già nel XIII secolo. La struttura è stata scelta come sede della Confraternita dei Disciplinati (detti anche Bianchi, da cui prende il nome) ed è collegata a un ospedale, diventato poi un ospizio. Ricoveri di questo tipo, punti di riferimento importantissimi per i malati più poveri e i pellegrini, nascevano grazie alle numerose donazioni raccolte dalle confraternite. Ancora oggi, all’esterno dell’oratorio, si possono vedere le buche per la raccolta delle elemosine.

Tra il XVIII e il XIX secolo la struttura è stata rinnovata, con interventi riconducibili al Rococò e al Neoclassicismo. L’esterno ripropone elementi classici, con fascino e moderazione: una cornice sporgente corre in orizzontale sulla facciata, dividendola idealmente in due. Nella parte centrale si trova il portale, sormontato da un timpano. Le zone laterali presentano due nicchie. Al livello superiore, lo spazio è scandito da un rosone di forma quadrangolare, sormontato a sua volta da una piccola finestra a forma di ellisse. Le finte colonne dividono la facciata in tre parti e slanciano la costruzione. Il fronte del monumento si inserisce perfettamente nel tessuto urbano della città, dove il laterizio è il protagonista indiscusso.

 

Gli interni dell’Oratorio dei Bianchi

All’interno, lo spazio dell’Oratorio dei Bianchi è organizzato in una grande sala a pianta rettangolare, con volte a vela sul soffitto. Le pareti laterali sono bianche, scandite da eleganti paraste (pilastri con funzione portante che fondono ordine ionico, italico e corinzio) di ordine composito. L’insieme crea un’atmosfera aggraziata e leggiadra. Lo sguardo del visitatore viene subito catturato dal magnifico affresco sulla parete di fondo: è L’Adorazione dei Magi, realizzato da Pietro Vannucci (detto il Perugino) nel 1504.

Ai lati dell’altare si aprono due piccoli passaggi per accedere alla chiesa adiacente, realizzata nel XVII secolo per accogliere un maggior numero di fedeli. Si tratta di un’unica aula con abside quadrata. Le pareti laterali presentano grandi nicchie, che a loro volta ospitano altari. L’architettura dell’edificio è tipica del Settecento e riflette i canoni estetici ed espressivi dell’oratorio.

Vista dall'alto dell'interno della chiesa collegata all'Oratorio di Santa Maria dei Bianchi. Ad altezza occhi i capitelli delle colonne aggettate ai muri. In basso il pavimento decorato, sul fondo l'abside della chiesa.

 

Il Perugino e la trattativa per l’affresco dell’Oratorio dei Bianchi

Nel 1835, durante i lavori di drenaggio della parete affrescata su cui è raffigurata L’Adorazione dei Magi, furono ritrovate due lettere del Perugino. Le carte sono state riprodotte su targhe in marmo e collocate nelle pareti laterali dell’oratorio. Oltre a confermare il 1504 come data in cui l’opera fu commissionata all’artista, il testo fa emergere dei particolari vivi sull’esecuzione del grande affresco.

Le contrattazioni tra Pietro Vannucci e la Confraternita dei Bianchi iniziarono nel mese di febbraio del 1504. In un primo momento il Perugino chiese 200 fiorini per la realizzazione della parete. Ben presto fu costretto ad abbassare la cifra a 100 e ad accettare di essere pagato a rate in tre anni. In seguito alle insistenze del Sindaco della Compagnia dei Disciplinati, il Perugino riduce ancora l’importo a 75 fiorini. L’attualità della trattativa emerge dalle parole originali:

“Charo mio Segnore, la penctura che vanno fa nello oratorio de desceprinate cie vorieno a meno duecento florene. Io me contentare de cento come paisano et venticue sciubbeto, glatre in tre anne, venticue l’ano et si dicto contracto sta bene, me mande la polisa et la cuadrine, et sarà facto.
Io Pietro Penctore mano propria,
Peroscia vencte de ferraio 1504″

Infine, l’artista fece una richiesta particolare: aveva bisogno di un mezzo per spostarsi tra Città della Pieve e Perugia. Gli fu così donata una mula.

Dettaglio di una lastra incisa con Una delle lettere scambiate tra il perugino e il committente dell'opera che si trova nell'Oratorio dei Bianchi.

 

“L’Adorazione dei Magi”

L’Adorazione dei Magi”, a Città della Pieve, è una delle opere più complesse realizzate dal Perugino. Il paesaggio idilliaco, dai colori delicati, ricorda il verde della natura umbra; la scena è popolata da numerosi personaggi dalle pose eleganti. La composizione è solenne e la scelta cromatica raffinata. La parte centrale dell’affresco è occupata dalla Madonna col Bambino, che riceve doni dai Magi. Le figure sono inquadrate in un’architettura essenziale dalle forme classicheggianti. La Vergine è seduta e sorregge con amore il Bambino, che volge lo sguardo alla sua destra. I volti aggraziati dei due infondono purezza, umiltà e una dolcezza malinconica.

 

Confronto con altre opere del Perugino

Salta agli occhi la distanza tra l’affresco di Città della Pieve (del 1504) e un’altra versione de L’Adorazione dei Magi, realizzata sempre dal Perugino qualche anno prima (1475). Nella seconda opera, oggi conservata alla Galleria Nazionale dell’Umbria, i soggetti sono in primo piano e le tonalità dei colori meno brillanti. Il paesaggio, ispirato a quelli dipinti da Leonardo da Vinci, occupa solo un piccolo spazio sullo sfondo della scena. Molte sono invece le assonanze tra altri due lavori dell’artista: L’Adorazione dei Magi dell’Oratorio dei Bianchi e Viaggio di Mosè in Egitto, realizzata nel 1482 nella Cappella Sistina. Si ritrova il dolce paesaggio collinare, il clima bucolico dato dai gruppi di pastori e la presenza di animali esotici, tra cui un dromedario.